12 maggio 2025

Che fare della ex centrale nucleare di Caorso? Ritorna l'ipotesi che possa essere uno dei depositi di materiale radioattivo riprocessato

Torna d'attualità l'ex centrale nucleare di Caorso. Qualcuno (come Calenda, leggi qui) ha riproposto la struttura in riva al grande fiume come "centrale nucleare di nuova generazione" ma oggi l'ipotesi più probabile è che possa essere uno dei depositi di materiale radioattivo riprocessato. Infatti entro quest'anno dovrebbero rientrare in Italia tutti i materiali radioattivi riprocessati in Francia, Gran Bretagna, Slovacchia. Visto anche che si allontana nel tempo, perché nessuno lo vuole, il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi la soluzione potrebbe essere quella di avere uno o più depositi gestiti da Sogin. E ovviamente, nell'indifferenza totale dei cremonesi, lo sguardo va anche a Caorso che dista pochi chilometri dalla città del Torrazzo (un tempo compresa nel piano di emergenza con la centrale in  attività). Lo scorso aprile Sogin ha iniziato i lavori di demolizione e successiva ricostruzione del deposito temporaneo per rifiuti radioattivi di bassa attività, denominato ‘Ersba1’, per adeguarlo ai più recenti standard di sicurezza previsti dai regolamenti di settore e dalla normativa. Gli interventi sulla struttura, lunga 50 metri, larga 30 e alta circa sei metri, riguarderanno la demolizione della copertura, delle pareti in calcestruzzo e delle fondazioni, a cui seguirà la ricostruzione sulla stessa area del nuovo deposito, con una volumetria analoga a quella dell’edificio smantellato. L'ipotesi del rilancio di Caorso come deposito è stata pubblicata dal giornale "Il fatto quotidiano" qualche giorno fa che ha titolato: "Nucleare, ora è scritto nero su bianco e Pichetto conferma:'Costruire uno o più depositi per i rifiuti radioattivi"

Così scrive "Il fatto": “Occorrerà localizzare e costruire uno o più depositi di smaltimento per i rifiuti radioattivi” in funzione della aliquota nazionale “di energia (elettrica e termica) che si deciderà di produrre da fonte nucleare e in base alle tipologie di reattori che si sceglierà di adottare”. L’ipotesi di avere in Italia più depositi per le scorie radioattive è stata scritta nero su bianco e pubblicata sulla ‘Piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile’ ad aprile scorso, prima ancora che, durante l’evento “Nuove energie” organizzato da La Stampa a Torino, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin confermasse le intenzioni del governo. È stata scritta a pagina 81 della relazione finale del Gruppo di lavoro 5 che si è occupato di Rifiuti e decommissioning ed è stata pubblicata insieme a quelle degli altri sei gruppi di lavoro. A quanto pare, però, stando alle parole del ministro, l’Esecutivo Meloni avrebbe “scartato l’idea di un centro unico, perché è illogico a livello di efficienza, mentre si può pensare di andare avanti con i 22 già esistenti”. Bisognerà capire cosa ne pensano i territori interessati. Ma Pichetto ribadisce: “Dobbiamo creare tutte le condizioni per un mix energetico, compreso il nucleare, con il gas di transito. Questa è la nostra sfida. E se nel futuro il nucleare costerà di più del fotovoltaico, saranno le leggi del mercato a decidere”.

Scrive ancora "il fatto quotidiano": “In tutto il Paese oggi sono 22 i depositi temporanei che custodiscono rifiuti radioattivi, molti dei quali non sono affatto idonei. Tra questi, ci sono le quattro ex centrali nucleari di Caorso (Piacenza), Sessa Aurunca (Caserta), Latina e Trino Vercellese e gli impianti di ricerca sul ciclo del combustibile a Saluggia (Vercelli), Casaccia (Roma) e Rotondella (Matera). A riguardo, il gruppo di lavoro sostiene però che “occorrerà localizzare e costruire uno o più depositi di smaltimento per i rifiuti radioattivi. La possibilità di realizzare più depositi, tra l’altro, era stata già avanzata dallo stesso Pichetto Fratin. “Il deposito delle scorie nucleari non lo vuole nessuno? E allora ne facciamo tre: uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud. E i rifiuti più radioattivi, quelli delle vecchie centrali, li lasciamo all’estero.  A Torino, però, il ministro ha aggiunto qualche passaggio di ciò che sta avvenendo all’interno del governo e del ministero. “Inizio a scartare l’ipotesi dei miei predecessori – ha detto – perché mi sembra illogico a livello di efficienza e funzionalità avere un solo centro a livello nazionale: significherebbe far viaggiare ogni giorno i rifiuti da Torino a Palermo”. Per il ministro “anche la Carta nazionale dei 51 siti idonei è ormai superata”. Perché? “La valutazione che sto facendo a livello ministeriale è creare più depositi, oppure andare avanti su quelli già esistenti”. Non è dato sapere quanti e quali tra quelli esistenti e con quale consenso territoriale. “Invece di inventare proposte irrealizzabili – commenta Godio di Legambiente di Vercelli– bisognerebbe affrettarsi a seppellire il nucleare del passato nel Deposito Nazionale. E poi basta, dato che oggi le alternative ci sono”.

Dunque qual è il futuro della ex Centrale di Caorso a oltre 40 anni dalla sua dismissione? Quello di deposito di scorie rigenerate?


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