5 giugno 2025

In bici lungo gli argini tra il cremonese e il parmense fino a Vidalenzo (Zibello) ad ammirare il tappeto artistico (floreale) dei monaci benedettini

C’è uno spettacolare percorso ad anello lungo gli argini, che si “abbracciano” tra l’una e l’altra riva che, tra la “Via Po”, la “VenTo” e la “Food Valley Bike” si snoda e collega tre province e due regioni e mette in collegamento le due sponde, unendo i Comuni cremonesi di Cremona, Gerre dè Caprioli, Stagno Lombardo, Pieve d’Olmi, e San Daniele Po, quelli Parmensi di Roccabianca e Polesine Zibello e quelli Piacentini di Villanova sull’Arda e Castelvetro Piacentino. Un percorso di cui si è già scritto più volte e che, prima ancora che lo potessero individuare (e ad oggi non lo hanno fatto) coloro che tracciano cartine, posano segnali turistici e indicano “tragitti” sulle varie diavolerie tecnologiche, lo avevano individuato, “tracciato”, percorso e ripercorso, ciclisti, cicloturisti e ciclo viaggiatori. Un itinerario del gusto ma anche della storia, della cultura, della ruralità e dell’arte agreste che in una settantina di chilometri complessivi (ma è ovvio che se ne possono percorrere anche di meno, scegliendo tratte più brevi), del tutto pianeggiante e agevole anche per chi non è dei più allenati (perfetto e in totale sicurezza per famiglie, gruppi, singoli, giovani e meno giovani) permette di andare alla scoperta di chiese, maestà, santelle e palazzi, corti agresti e cascine, boschi fluviali, campagne e prodotti della terra oltre a panorami che, in ogni tempo e in ogni stagione, sanno offrire scenari spettacolari. In attesa che possa essere sempre più valorizzato, promosso ed illustrato, e chissà che qualcuno non si decida a fare qualche piccolo investimento creando, ai lati del percorso, piccoli chioschetti in cui distribuire bevande e gelati, frutta fresca e leccornie (fare economia significa anche promuovere queste idee dando nuovo “ossigeno” al territorio), ecco che in questo mese di giugno, c’è una bella e spettacolare occasione in più per andarlo a scoprire.

A Vidalenzo, piccola ma vivace frazione di Polesine Zibello, posta al “crocevia” tra le province di Parma, Piacenza e Cremona, bagnata da Po ed Ongina e sfiorata dall’Arda, la chiesa parrocchiale di san Cristoforo (che svetta nel “cuore” delle terre di Po per essere stata costruita su un promontorio laddove sorgeva una rocca) custodisce una straordinaria opera d’arte e di fede. Per tutto il mese di giugno  è infatti visitabile il tappeto artistico realizzato dai monaci benedettini “Custodi del Divino Amore”. Un vero e proprio spettacolo di colori e di arte, che ha richiesto un lungo lavoro da parte dei monaci stessi e dei volontari della comunità. Giunto alla sua quinta edizione il tappeto artistico del Corpus Domini è molto più di un’opera decorativa: rappresenta un itinerario spirituale, un ponte tra terra e cielo, tra fede e comunità. Quest’anno, la sua realizzazione è stata anticipata alla celebrazione dell’Ascensione di Gesù, giorno in cui Cristo lascia la terra per tornare al Padre, ma non abbandona i suoi fedeli.

“La sua promessa – spiega il superiore della comunità benedettina padre Mario Masiello - diventa certezza: lo Spirito Santo è il nostro consolatore, la nostra guida, la presenza di Dio che ci accompagna nel cammino della vita.  Il tema scelto per il Giubileo 2025, “Speranza”, risuona profondamente nel cuore della comunità di Vidalenzo. L’arte del tappeto diventa un messaggio vivo, fatto di simboli e immagini che raccontano la missione della Chiesa, il ruolo dei suoi pastori e l’amore di Dio per l’umanità”

La struttura del tappeto è suddivisa in quattro riquadri, ognuno con un preciso significato spirituale. Nel primo riquadro Papa Leone XIV, che riceve la successione apostolica direttamente da San Pietro, accompagnato da Sant’Agostino, figura di grande profondità teologica e spirituale. Nel secondo riquadro Papa Francesco, che con un gesto paterno saluta la comunità, lasciando un’eredità di fede e speranza; nel terzo ecco lo   Spirito Santo e Maria, Madre della Chiesa, che illuminano il cammino e ci ricordano che l’amore di Dio è sempre presente e, nel quarto,  la Basilica di San Pietro, simbolo della Chiesa universale, con le sue colonne che accolgono e abbracciano il mondo, impreziosita dal segno del Giubileo.  L’ opera artistica si sviluppa dalla soglia d’ingresso della Chiesa fino all’altare, creando un percorso simbolico dell’anima che si avvicina a Cristo, portando con sé le gioie, le sofferenze e le preghiere di ogni fedele.   “Ma il tappeto artistico – spiegano i monaci - è anche una testimonianza di vita comunitaria: un'opera realizzata insieme, con fatica, impegno e dedizione. Quest’anno la comunità ha vissuto momenti di gioia, come il matrimonio di due fedeli, che ha arricchito la parrocchia con una nuova famiglia. Ma ha anche attraversato il dolore: molte mani si sono unite nella preparazione del tappeto, alcune cariche di speranza, altre segnate dalla sofferenza.   Ogni petalo posato – proseguono i monaci -  è simbolo della delicatezza della fede, della bellezza che fiorisce anche nelle difficoltà. Ogni seme piantato rappresenta la speranza, la promessa di un futuro che si apre davanti a noi, la certezza che la vita continua nonostante le prove. Ogni chicco raccolto è il frutto maturo della preghiera e della dedizione, il dono che si offre agli altri, il nutrimento che fortifica la comunità.   Il tappeto artistico del Corpus Domini non è solo un’opera visibile, ma un segno di fede, un invito a riflettere sul cammino della Chiesa e sulla missione di ogni cristiano.   L’Ascensione di Gesù potrebbe sembrare un momento di distacco, un addio. Ma, in realtà, è il passaggio verso un’altra forma di presenza: Cristo non abbandona i suoi discepoli, li prepara a ricevere il dono dello Spirito Santo, la forza che permetterà loro di andare nel mondo e annunciare il Vangelo.  Nel contesto del Giubileo 2025, questo messaggio assume un significato ancora più profondo. La speranza non è solo un’emozione, ma una certezza: è la fiducia che Dio cammina con noi, anche nei momenti più bui. È la consapevolezza che la sofferenza può trasformarsi in amore, in preghiera, in un gesto di misericordia verso gli altri”.  

Anche il vicino oratorio di Santa Franca, anch’esso affidato ai monaci benedettini di Vidalenzo, contribuisce con una rappresentazione artistica dedicata al tema del Giubileo e alla figura materna di Maria, che accoglie e guida. La connessione tra la Chiesa di San Cristoforo e l’Oratorio di Santa Franca si manifesta simbolicamente come un ponte, un segno di unità e comunione. “Non importa chi ha lavorato, chi ha pregato, chi ha donato il proprio tempo per la realizzazione di questa opera – aggiungono i monaci - Ogni gesto, ogni sacrificio, ogni pensiero è custodito nelle mani di Dio, che accoglie e protegge ogni anima con infinito amore.   Come il petalo che si posa con delicatezza, il seme che germoglia nella speranza e il chicco che nutre la vita, anche noi siamo chiamati a lasciare un segno, a coltivare la fede, a donare il frutto della nostra preghiera. Il tappeto non è semplicemente un’opera d’arte, ma un cammino di fede, un’esperienza condivisa, una testimonianza che ci invita a non smettere mai di sperare”. 

Il Tappeto artistico a Vidalenzo è visitabile la domenica dalle 9 alle 19 e nei feriali dalle 8 alle 12, dalle 13.30 alle 19 e dalle 20.45 alle 21.30. Quello di Santa Franca tutti i giorni dalle 9 alle 11.30 e dalle 14 alle 18.30. Domenica 8 giugno, grazie in particolare all’iniziativa dell’Azienda agricola Concari, in occasione della festa delle ciliegie di Villanova sull’Arda, sarà organizzato anche un bus navetta, da Villanova diretto a Vidalenzo, per poter ammirare il tappeto artistico. Per gli appassionati d’arte cremonese sarà anche l’occasione per poter ammirare, nella parrocchiale, il più importante dipinto che la stessa chiesa rivierasca conservi. Si tratta di un olio su tela del cremonese Vincenzo Campi che raffigura “Cristo deposto e due angeli” che, secondo uno studio compiuto dal professor Giovanni Godi, farebbe risalire l’opera al 1573 e si tratta di una replica esatta, anche nelle dimensioni, dell’omonimo dipinto della parrocchiale di Bordolano, proveniente dalla chiesa di san Mattia in Cremona. Tra l’altro Vidalenzo era un antico rettorato della diocesi di Cremona ed un suo parroco, Oddone, è citato da P.M. Campi, insieme a Bernardo (parroco della vicina Soarza) nella sua “Historia ecclesiastica di Piacenza” quale intermediario in una vertenza confinaria intercorsa nel 1180 tra i vescovi di Cremona e Piacenza. A Vidalenzo è legata anche la vicenda, in un mix di storia e leggenda, dell’impressionante  simulacro del Cristo Morto, custodito nella chiesa di Santa Maria Annunziata in Busseto. Simulacro che si trova ai piedi dell’altare maggiore ed è in tutto e per tutto simile a una figura umana, anche al tatto, visto che il materiale con cui è realizzato, il cuoio, che al tatto, sulle prime, può appunto far pensare ad un essere umano autentico. Quello che lo riguarda potrebbe essere definito un giallo storico. Una vicenda in cui, più che mai, storia e leggenda si fondono. Si dice che a farlo arrivare sulla sponda emiliana, da quella cremonese, fu nel XV secolo, una piena del Po. Il fiume impetuoso, stando sempre alle narrazioni che da tempo vengono tenute vive dalla memoria popolare, distrusse una chiesa cremonese (non è dato sapersi esattamente quale), portandosi via, quindi, anche questa statua del Cristo Morto. 

La “corsa” sulle acque finì a Vidalenzo, sulle rive del fiume naturalmente. Immediatamente la gente locale lo scambiò per un cadavere autentico. Una volta avvicinato ecco che la verità si materializzò: quello che era davanti a tutti era un simulacro, integro, del Salvatore rappresentato dopo la crocifissione. Subito divampò una diatriba, tra le opposte rive del Po, circa il luogo in cui il misterioso Cristo doveva essere portato. A dirimerla, stando sempre ai racconti che si tramandano, sarebbe stato un frate che consigliò di adagiare la statua su un carro trainato dai buoi. Dove questi si sarebbero fermati si sarebbe quindi dovuto costruire un luogo di culto: e questo avvenne nella vicina Busseto.

Eremita del Po

Paolo Panni


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