La mostra sull'Etruria Padana in Palazzo Ducale a Mantova, i rapporti con Cremona. I disegni del porto fluviale del grande emporio del Forcello di Bagnolo San Vito
E' di eccezionale importanza anche per il territorio cremonese, con evidenti analogie legate agli ambienti fluviali e alla posizione strategica sul Po, la mostra 'Lungo il fiume, l'abitato etrusco del Forcello' che termina il prossimo 25 maggio al Palazzo Ducale di Mantova. Seppur sporadici, come il recente ritrovamento di una statuetta votiva in bronzo presso Grontardo, o legati a non provate tradizioni orali (presenti nel Viadanese, a Casalmaggiore e Gussola), la presenza etrusca lungo il Po e i suoi affluenti di sinistra (Oglio, Mincio ed Adda in particolare), come testimoniato dall'enorme emporio del Forcello presso Bagnolo San Vito, è un dato storico certo. Il porto fluviale fondato nel 540 a.c. dagli etruschi, intermediatori commerciali tra la Padania Antica, gli empori di Adria e di Spina con i valichi dell'Europa Continentale, certifica l'interesse delle popolazioni centroitaliche, Etruschi prima e Romani in seguito, al controllo della Cisalpina. Un territorio considerato lontano, ostile e che sino alla fondazione di Cremona nel 218 era visto 'Quasi come una sorta di Far West' per ripetere le parole della d.ssa Lynn Pitcher, profonda conoscitrice dell'archeologia Padana.
E innovando la scia degli studi sulla Padania Antica si è mosso il compianto Raffaele Carlo De Marinis, al quale la mostra è dedicata, autore di numerosi e sorprendenti studi sul Forcello che sembrano trasporre in dati, oggetti, riferimenti culturali le origini mitiche di Cremona, il viaggio e la caduta del carro solare di Fetonte ai limiti delle terre conosciute nell'Eridano, le lacrime delle sorelle Eliadi trasformate in ambra ed esse stesse in pioppi dall'irato padre Zeus. Riferimenti culturali ben presenti in quei commercianti greci che dai porti di Adria e Spina si spingevano lungo il Po a scambiare i loro prodotti, lasciando tracce del loro passaggio, flussi che pur non avendo lasciato fonti certe nel territorio cremonese, la cui centuriazione si ferma proprio all'Oglio quasi a dividere le due sfere di influenza, ha influenzato ampie parti del suo territorio e soprattutto delle sue tradizioni culturali.
Su tutto emerge il sorprendente paesaggio antico, precedente all'arrivo dei romani, quello che gli studi del De Marinis hanno potuto definire propriamente come Etruria Padana. Domina insieme alle foreste, l'ambiente fluviale, una realtà molto più estesa dell'attuale, ricco di laghi intravallivi, paludi ed enormi golene, vie d'acqua naturali che segneranno la storia sia di Cremona che di Mantova, le cui vicende rimarranno legate nello stesso destino, dagli espropri del 42-40 a.c. di cui resta traccia negli scritti di Virgilio sino all'invasione Longobarda nel VII° secolo d.c. Molto particolare e ricca di spunti per future ricerche è la predilezione degli etruschi per la carne di maiale, utilizzata sia salata per l'alimentazione che per i sacrifici: il ritrovamento di reperti specifici e le rotte commerciali puntano a nord tramite i valichi alpini dell'attuale Svizzera e della Germania sud-occidentale. Una direttrice strategica della quale ritroviamo tracce lungo più di un millennio, la stessa dell'invasione Romana verso Mediolanum, da Cremona lungo Acerrae (Pizzighettone) e poi Lodi, all'approvvigionamento delle cave sul Lago Maggiore (Ara I sec. a .c. di Scandolara Ravara) alla figura di Odino presso la Cripta di San Michele Vecchio (che riprende modelli alamanni del VI° secolo presso la cittadina tedesca di Ennabeuren) sino ai rapporti dei commercianti della città di Augusta (Augsburg) con Venezia tramite il porto di Casalmaggiore, durati sino al Cinquecento.
Per chi voglia approfondire l'ambiente della Padania pre-romana, una realtà naturalistica rimasta viva sino a oltre il Settecento in molte zone della provincia più lontane dalla città, la mostra offre emozionanti pannelli esplicativi, quasi fotografie di un passato remoto comune ai porti del Cremonese che è difficile da ricostruire con le sole pur erudite parole: ecco nella mostra la ricostruzione dell'emporio col suo terrapieno, una sorte di argine antico, e un accurato disegno delle navi che solcavano numerose l'Eridano prima che i Romani ne facessero la barriera prima e il punto di partenza in seguito della conquista della Gallia, il primo e più concreto segno dell'Impero che lasciava le sponde del Mediterraneo per avventurarsi nelle terre del nord, il cui alone di diversità e mistero non ha ancora oggi smesso di affascinarci.
Una mostra imperdibile per chi voglia conoscere le origini più antiche del territorio cremonese, le sue peculiarità e quei tratti che i romani riconobbero e seppero sfruttare facendo di Cremona il loro primo avamposto nello sterminato territorio dei combattivi Galli, che in più riprese attaccarono le fattorie dei coloni e vennero ricacciati verso il Piadenese e Casalmaggiore dopo il 190 a.c., destinati a cedere sotto il ferro e la cultura di Roma che impose una nuova centuriazione sino e oltre l'Oglio e centinaia di espropri durante il triumvirato di Antonio, Ottaviano e Lepido dal 42 al 40 a.c..
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