30 aprile 2025

Il Barocco veneziano travolge Cremona: la Stagione del Teatro chiude in grande stile con Faust, Antonini e Il Giardino Armonico

Grandi nomi del panorama musicale internazionale hanno chiuso la stagione del teatro Ponchielli: la violinista Isabelle Faust, accompagnata dall’ensemble Il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini, ha offerto un’esecuzione quasi integrale della celebre raccolta vivaldiana “L’Estro armonico” Op. 3, ciclo di concerti che ha visto coinvolti diversi solisti.

Un programma che ben si raccorda sia con l’apertura dello Stradivari Festival 2025 (che vedrà impegnati sul palcoscenico dell’Auditorium il 30 aprile e la Freiburger Barockorchester con l’esecuzione dei bachiani concerti brandeburghesi) sia con l’inizio degli spettacoli del Monteverdi Festival. 

Fin dalle prime note Isabelle Faust ha saputo illuminare con il suo violino ogni pagina musicale, interpretando Vivaldi con una tecnica impeccabile e una profondità espressiva rara.

In questo clima disteso e festoso accanto a lei i violinisti de Il Giardino Armonico, tutti protagonisti come solisti nei vari concerti, hanno dato prova di virtuosismo e sensibilità: Marco Bianchi, Liana Mosca e Stefano Barneschi hanno dialogato con grazia ed energia tra loro e con il continuo.

Anche gli altri membri dell’ensemble, come Giulio Padoin al violoncello, hanno avuto momenti di grande spicco, sostenendo con eleganza e precisione il disegno musicale vivaldiano. 

Vincente l’alternanza di caratteri: dalle fastose tinte del concerto per quattro violini RV 549 alla scrittura più oscura ed intimistica del concerto per due violini e violoncello RV 578.

Impareggiabile l’equilibrio instauratosi durante l’esecuzione del concerto per quattro violini e violoncello RV 580, brano noto grazie alle innumerevoli interpretazioni storiche oggi fruibili grazie a un click e alle più disparate trascrizioni (basti pensare alla versione per quattro cembali redatta da Bach, grande ammiratore del prete veneziano).

Il timbro fresco e luminoso della compagine e le scelte interpretative ripulite da una prassi esecutiva un po’ démodé ereditata del secolo scorso hanno fatto sì che questo programma monotematico scorresse con facilità.

La versatilità di Faust si è palesata anche all’interno di recital esclusivamente vivaldiano: vibrato estremamente calibrato, suoni tesi, messe di voce, abbellimenti e scelte interpretative che hanno dimostrato che chi non teme di rischiare spesso intraprende la strada vincente. 

Sbalorditivo lo spettro dinamico che è andato dal pianissimo più inaudibile a un forte sempre ricco e mai sguaiato.

La scelta di proporre un basso continuo particolarmente robusto (violone, tiorba e inaspettatamente anche un’arpa) e variegato ha contribuito notevolmente a creare sonorità tanto brillanti e spensierate quanto solenni e a tratti cupe.

Ineccepibile Riccardo Doni al cembalo e all’organo.

La complicità tra i musicisti e la direzione ispirata di Giovanni Antonini – capace di esaltare i contrasti, il ritmo pulsante e la vena melodica tipici di Vivaldi – hanno reso ogni brano un piccolo capolavoro.

Convincente l’idea di eseguire questi concerti in maniera quasi ininterrotta, facendo risaltare vividamente i contrasti, i tratti stilistici più disparati e i legami armonici che intercorrono all’interno della raccolta.

L’impiego degli strumenti originali (tutt’ora argomento di accesi dibattiti tra musicisti di ogni provenienza) ha contribuito a restituire con grande autenticità le sonorità barocche, avvicinando il pubblico all’emozione diretta che questa musica sa suscitare. 

Questa intelligentemente variegata selezione tratta dall’Op. 3 si è così rivelata appassionante, piena di invenzione e sorpresa, in cui ogni interprete ha saputo brillare sia come solista sia come parte di un insieme perfettamente armonioso.

Una serata memorabile, dunque, che ha suggellato il successo della stagione musicale del Teatro Ponchielli, lasciando il pubblico entusiasta e riconoscente di aver potuto assistere a questo viaggio tra i concerti del Prete Rosso.

Concessi due fuori programma, due movimenti brillanti tratti da un concerto per violino solista e uno per quattro violini. 

Fotoservizio Gianpaolo Guarneri (FotoStudioB12)

Filippo Generali


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