19 giugno 2025

"Cremonesi Così". Pierluigi Abbondanza, il fotografo per antonomasia della danza classica e la scelta d’amore per la campagna cremonese nella terra del fiume Oglio

Quarto appuntamento con “Cremonesi Così” la nuova avventura di CremonaSera, il viaggio che ci conduce alla scoperta di personaggi che hanno la parola Cremona scritta nel loro percorso di vitaIl primo appuntamento era stato con lo scrittore Sandrone Dazieri (leggi qui), il secondo con il maestro Mauro Ivano Benaglia (leggi qui), il terzo con il medico Alberto Rigolli (leggi qui). Cremonesi doc ma anche acquisiti che però hanno nel cuore, nel loro lavoro e nei sentimenti la nostra provincia e l'hanno portata in giro per il mondo. Il quarto appuntamento è con un grande della fotografia Pierluigi Abbondanza famoso per le sue immagini delle étoiles della danza che ha scelto di trasferirsi qui e di vivere nella nostra provincia. 

Questa volta ho attraversato la campagna cremonese al confine con la provincia di Mantova, e ho incontrato Pierluigi Abbondanza, il fotografo della danza classica capace di catturare istantanee di emozioni e di arte in un singolo scatto, questa è la magia della sua arte. Passo dopo passo vi starete accorgendo che il territorio cremonese rappresenta un luogo di grande attrazione per figure di alto profilo professionale ed artistico. Denominatore comune: la storia affascinante che questi luoghi custodiscono, la bellezza di territori immersi nella tranquillità della natura e, non ultima, la tradizione culinaria che li caratterizza.

La campagna cremonese che si estende verso il fiume Oglio si differenzia per una pianura alternata a docili sali scendi, segno dell’antica estensione del letto del fiume, solcata da corsi d’acqua minori è ricca di coltivazioni agricole. L’Oglio con le sue anse ed i suoi meandri crea un ambiente naturale di grande fascino e valore, proprio questa meraviglia ha catturato il cuore del fotografo Abbondanza.

Nato in una famiglia di fotografi, Pierluigi Abbondanza comincia fin da piccolo ad interessarsi al lavoro dei genitori. Continua ad approfondire il suo interesse mentre prosegue gli studi tradizionali. All’età di ventisette anni apre la sua prima attività in cui si dedica principalmente a ritratti e pubblicità. A trentotto anni avviene il primo affascinante incontro con il balletto. Per meglio comprenderne i segreti, frequenta personalmente delle lezioni di danza e contemporaneamente inizia a fotografare i primi corsi. Da qui la svolta. Viene invitato alla scuola di ballo del Teatro alla Scala di Milano, dove per quattro anni segue e fotografa, con risultati apprezzati al punto che le sue foto vengono selezionate per il calendario Porselli 1998. Nello stesso periodo segue e fotografa anche le lezioni all’Accademia Nazionale di Danza di Roma e viene invitato a fotografare lo spettacolo di fine anno dell’Accademia Princesse Grace di Montecarlo, diretta all’epoca da Marika Bezobrazova.

Dal 1997 segue, in qualità di fotografo ufficiale, gli stage della Royal Academy of Dance di Londra in Italia e dei maestri di San Pietroburgo a Rapallo, collaborazione che gli permetterà di inserire le sue foto nel calendario italiano ufficiale Royal Academy del 2000.

Dal 2005 comincia a fotografare le étoiles russe, tra tutte la celebre Svetlana Zakharova con la quale instaura un rapporto artistico speciale che vivrà la massima espressione nel 2014 con la creazione di uno straordinario libro fotografico, una monografia unica nel suo genere, che ritrae l’incantevole étoile in più di centocinquanta immagini a colori ed in bianco e nero scattate durante le sue esibizioni per l’Europa. Questo è solo l’inizio di una straordinaria carriera, il resto lo scoprirete nel video dell’intervista.

È una caldissima mattinata estiva e mi avventuro tra le vie del piccolo borgo alla ricerca della sua dimora. Il navigatore impazzisce e chiedo informazioni ai passanti. Vengo accolta dalla gentilezza del luogo e dei suoi abitanti, in un attimo trovo la casa. Mi riceve una figura alta, discreta dallo sguardo gentile e non appena il portone si apre entro in un mondo tutto da scoprire: gli affreschi del lungo corridoio, la luce che penetra dal grande giardino sul retro e gli straordinari scatti appesi alle pareti fanno da cornice a quella che sarà la nostra intervista.

Pierluigi Abbondanza, fotografo della danza. Ho fatto un accenno alla tua carriera, com’è proseguita?

Ho seguito a Rapallo gli stage dell’Accademia di danza Vaganova di San Pietroburgo ed i ballerini del Bolshoi, durante questa esperienza mi sono reso conto che avevo la necessità di ampliare le mie conoscenze di danza per cui mi sono interessato alla scuola russa e questa è stata la svolta. Ho lavorato con molti artisti russi da Svetlana Zakharova, Polina Semionova, Natalia Osipova, Ivan Vasiliev ed altri importanti nomi della danza classica, sono diventato amico di famiglia, hanno riconosciuto in me la qualità. Loro non hanno mezze misure: se hai qualità la riconoscono se non ce l’hai tutto finisce. Non funziona come, purtroppo spesso, accade in Italia, che per ottenere fiducia devi essere amico dell’amico. Con loro ho instaurato un ottimo rapporto tanto è vero che, quando ho chiesto all’étoile Zakharova, all’epoca numero uno al mondo, di fare un libro lei ha subito accettato. Dopo sei mesi in cui stavamo lavorando al progetto ho scoperto che aveva detto di sì a me, ma da anni diceva no a fotografi di tutto il mondo.

Nella tua carriera, come abbiamo già accennato, hai realizzato una monografia dedicata a Svetlana Zakharova, straordinaria prima ballerina assoluta del Bolshoi di Mosca e del Teatro alla Scala di Milano. Com’è stato lavorare con lei?

Zakharova ha autorizzato due libri: uno di scatti fatti in studio di un fotografo americano e l’altro di fotografie di spettacolo realizzato con me, ed è stato l’unico. Nella prefazione di questo libro mi ha fatto un grande regalo, ogni volta che rileggo, mi commuove. Rimasi affascinato dalla prima volta che la vidi danzare e lei dal mio modo di riprendere la danza. Con il passare degli anni la stima e la fiducia sono accresciute.

Una carriera straordinaria, ma quando è nato il tuo amore per la fotografia?

La mia storia è un po’ strana. All’inizio non volevo fare il fotografo perché essendo il lavoro di famiglia lo vivevo in modo contrastante. Avrei voluto dipingere ma con la pittura ho scoperto di non riuscire a tirar fuori ciò che desideravo. Così, ad un certo punto, ho deciso di tentare l’esperimento con la fotografia visto che era a portata di mano e ho iniziato a lavorare all’interno della fotografia. Sono andato a caccia di un’immagine che contenesse un attimo di vita e che lo tenesse vivo per sempre, questo è stato il motivo per cui sono stato accolto nel mondo della danza. Nel mio modo di scattare non volevo ritrarre la forma della persona ma la persona stessa. Non desideravo mostrare il mio modo di vedere il soggetto, sguardo tipico di quel periodo storico per i fotografi, ma desideravo tirar fuori il soggetto affinché ogni cosa fosse unica.

Catturi istanti con la tua arte ed il tutto sembra fondersi nell’immagine che ne scaturisce, è corretto?

È corretto e devo ammettere che dopo aver litigato con me stesso e sofferto per una vita intera per capire cosa dovessi fare, ad un certo punto, ho avuto un’illuminazione e ho capito che ciò che cercavo era lì, dovevo solo smettere di mettere in mezzo un sacco di cose che non c’entravano nulla.

Cosa ne pensi della fotografia del giorno d’oggi, mi riferisco all’intelligenza artificiale?

Per me c’è un qualcosa di fondamentalmente sbagliato. Quando deleghi qualcun altro a fare qualcosa per te hai rinunciato alla tua posizione di creatore, per l’arte è un controsenso. Ho scoperto cosa fosse un creativo quando ho visto un quadro originale di Mirò. Avevo sempre osservato copie di opere di Mirò sui libri pensando che il suo disegno fosse paragonabile al disegno di un bambino dell’asilo poi ho visto l’originale. Ho cambiato idea: in ogni tratto l’artista mette un qualcosa di sé, arriva la vita dell’artista e ho iniziato a percepire questo messaggio in ogni quadro. Dove ci sono capolavori arriva questa magia: l’artista spalma la propria vita sull’opera.

Una parte importante dei tuoi scatti è rappresentata dall’utilizzo della luce, vogliamo spiegarlo?

Non è un segreto. La prima forma di qualsiasi cosa che vedi è data dalla luce, la seconda è il punto di vista che scegli per guardarla ma quello è secondario, la luce sta già dando forma, fondamentalmente, il primo soggetto è la luce, ciò che è lì è quasi unicamente un supporto. Il primo che si è immerso in questi tipi di studi fu Rembrandt, considerato uno dei più grandi pittori della storia dell’arte europea, fu il primo a studiare la luce sul soggetto, i suoi soggetti erano portatori di luce, la luce dava loro atmosfera, personalità, donava tutto. 

Ho osservato alcuni tuoi scatti realizzati all’interno di Villa Medici del Vascello, nella vicina San Giovanni in Croce, il luogo conosciuto come la dimora di Cecilia Gallerani, la celebre Dama con l’ermellino ritratta da Leonardo da Vinci. Ho notato uno sguardo particolare. Cosa ami di questo luogo?

Amo fondamentalmente due cose: quando arrivi la trovi completamente spoglia ma si sente che lì c’è stata dell’arte ed è come se fosse predisposta ad accoglierne altra, ti accorgi che il risultato finale del lavoro è migliore. Lo noti all’interno degli ambienti della villa, negli annessi, nel parco, nei templi che adornano il grande giardino, ogni cosa riesce meglio.

Possiamo dire che il tuo modo di catturare istanti con la macchina fotografica cattura anche l’energia di quell’attimo?

Si, è così. È un concetto particolare. Ogni cosa viene creata ed in fondo noi viviamo in un universo che è fatto dei cocci di sogni di qualcuno, qualunque cosa è lì perché qualcuno, in origine, l’ha sognata, poi l’ha espressa. Ci sono alcuni luoghi come Villa Medici in cui esprimere alcuni concetti, tirarli fuori, risulta più facile. Lo trovo favoloso.

A chi desidera approcciarsi alla professione di fotografo, oggi, che consigli desideri dare?

Come prima cosa consiglierei di non limitare i propri sogni e continuare a crederci. Non è vero che non si possono raggiungere. Forse servirà tempo, magari una vita intera, però qualunque artista è partito con un sogno che mordeva dentro e aveva bisogno di prendere forma. Se avete questo dentro, non cercate di farlo addormentare ma cercate il modo per nutrirlo. 

Il mondo della fotografia ha vissuto una vera e propria rivoluzione tecnologica rispetto al passato e seppure esistano filtri alla portata di tutti capaci di trasformare immagini, la macchina fotografica e la capacità artistica di chi scatta rimarranno sempre strumenti che consentiranno di esprimere un aspetto unico ed inimitabile della creatività.

GUARDA IL VIDEO DELL'INTERVISTA A PIERLUIGI ABBONDANZA

 

Alcune foto realizzate da Abbondanza con Svetlana Zakharova e con ballerini a Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce

 

 

Beatrice Ponzoni


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