27 maggio 2025

L'energia rinnovabile del XIX secolo nel territorio cremonese: da quella termica a quella idrica

Il tema della ricerca delle energie rinnovabili tiene banco ormai da tempo. Giovedì prossimo si terrà una conferenza stampa per illustrare il progetto diocesano delle Comunità Energetiche Rinnovabili che ha già visto costituite 6 comunità sul territorio diocesano. Mauro Barchielli,  appassionato ricercatore di storia, d'arte e di storia dell'illuminazione, e autore di volumi sul tema della luce e dell'energia (l'ultimo del 2024 "Arte e luce, un viaggio attraverso la storia degli apparecchi illuminanti d'interno") ha scritto per "Cremonasera" una ricerca su come sul territorio cremonese da sempre si sia ricercata l'energia rinnovabile.

Era il 2 aprile 1902 quando il Comune di Cremona si assicurava una parte dell'energia elettrica prodotta a Mirabello dal Consorzio Marzano (l'attuale Consorzio Irrigazioni Cremonesi). Ciò segnava un passo importante verso la risoluzione del problema dell'approvvigionamento energetico della città, fino ad allora ostacolato dai suoi elevati costi.

Si ricorda che a Cremona già nel 1887 la produzione di energia elettrica avveniva per via termica. Infatti la Società Cremonese di Elettricità, scartata la primitiva ipotesi che prevedeva lo sfruttamento della caduta d'acqua di un mulino di proprietà comunale posto fuori Porta Milano (il demolito Mulino Gualazzini), aveva deciso di produrre energia installando una centralina termoelettrica in un locale sito in via Campana (l'odierna via Gadio). Nonostante il successo dell’iniziativa, un primo esperimento di illuminazione pubblica risultò insostenibile.

Nel frattempo, la stampa locale dava spazio a progetti alternativi per fornire energia elettrica a costi più contenuti. Se vi era chi suggeriva di mantenere il sistema termoelettrico, con una centrale di produzione presso l'officina del gas, altre proposte puntavano sull'impiego delle fonti rinnovabili dell'epoca: la forza idrica disponibile sul territorio.

Da tempo, infatti, questa energia potenziale veniva parzialmente sfruttata dai mulini natanti, formati da coppie di barconi con una o due ruote “a palette”, ad albero orizzontale, azionate dalla corrente del fiume e capaci di generare lavoro meccanico sufficiente per far funzionare le macine da grano. Il principale limite di questi impianti era l'impossibilità di trasportare l'energia prodotta. Tuttavia, con l'avvento dell'elettricità, si iniziò a ipotizzare l'installazione di dinamo sui mulini, convertendo l'energia meccanica in energia elettrica da trasmettere là dove fosse necessaria.

Un altro progetto prevedeva la possibilità di ottenere una discreta forza idraulica unificando i vari salti d'acqua tra l'impianto idrovoro e la Fossa Civica. L'energia raccolta da una turbina sarebbe stata utilizzata per alimentare una dinamo elettrica destinata all'illuminazione pubblica di sera e, di giorno, al servizio di irrigazione.

Tuttavia, questi progetti furono ritenuti poco praticabili a causa delle difficoltà tecniche e della limitata quantità di energia generabile. La ricerca si orientò allora verso fonti idriche di maggiore rilevanza, come il Canale Marzano e il fiume Po.

A proposito del Po, l'ingegner Ghisotti, tecnico comunale, osservò che il corso del fiume di fronte alla città seguiva un tracciato tortuoso. Questa conformazione avrebbe permesso di derivare un canale rettilineo, collegando un punto più alto a uno più basso, per una lunghezza di diversi chilometri e con un dislivello di almeno un metro. Grazie a questa differenza di quota e alla costanza della portata d'acqua, anche nei periodi di magra, si stimava che fosse possibile generare tra i 150 e i 200 cavalli vapore, da trasmettere alla città per vari utilizzi.

Questo e altri progetti (come quello dell'ingegner Calatroni, talmente concreto da essere presentato al Ministero per ottenere la necessaria concessione) non trovarono però un'immediata realizzazione. Tuttavia, negli anni Cinquanta del XX secolo, queste idee, opportunamente aggiornate, servirono da base per la costruzione della centrale di Isola Serafini. (1-continua)

Mauro Barchielli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Alessandro

27 maggio 2025 17:30

Bel lavoro Mauro!