1 maggio 2025

Esplosione di violenza. Torniamo all'antica idea che il rispetto generi rispetto

I riflettori sono puntati sull’esplosione di violenza che, come una morsa, ha colpito quella che un tempo veniva definita la sonnacchiosa Cremona. L’ex tranquillo salotto ai piedi del Torrazzo tutto d’un tratto si è trasformato in uno spaccato di realtà italiana che mai avremmo immaginato, eppure, la dura verità ha colpito pure Cremona.

Ciò che sta accadendo ci fa paura, preoccupa e suscita rabbia: tutte sensazioni più che plausibili ma serve equilibrio nelle parole che utilizziamo e nelle forze che devono necessariamente essere messe in campo per affrontare una situazione grave e conclamata.

Si parla di cambiamento, si discute di adattamento al cambiamento come unica strada per raggiungere la felicità, ma questo fantomatico cambiamento ci sta portando al disfacimento. L’ho scritto più volte anche in passato: le regole istituite all’interno di una società consentono di tutelare la libertà di ogni singolo individuo, il resto è caos.

Al caos ci siamo arrivati! Non sono disfattista ma è cronaca. Abbiamo bisogno di valori in cui credere, abbiamo bisogno di esempi da seguire ed ideali a cui aspirare. Siamo pronti a puntare il dito contro le istituzioni, la società, ci dimentichiamo, però, che anche noi facciamo parte dell’ingranaggio. L’escalation di violenza è la punta dell’iceberg di un sistema molto complesso e delicato.

Da un lato il problema riguarda le baby gang. I ragazzi di oggi crescono, spesso, nella totale incapacità di imparare a gestire frustrazioni e rabbia, non accettano i limiti, non è così ovviamente per tutti, ma il fantomatico branco vive in questo modo e questo sfocia in condotte aggressive sia nella vita che nelle relazioni affettive.

La mia professione mi porta a confrontarmi con psicologi ed associazioni che si occupano di contrastare la violenza. E’ di parere unanime che esperimenti educativi di “educazione affettiva nelle scuole italiane piuttosto che in Europa” possano avere una utilità ma la formula più efficace resta quella di un ritorno ad una coraggiosa educazione morale che riabiliti concetti base di bene e male, giusto o sbagliato, servono regole chiare da applicare con coerenza. Questo, però, vale per tutti: ragazzi ed adulti.

Lo psicologo Paolo Crepet e la criminologa Roberta Bruzzone, in varie interviste, concordano sull’importanza dell’esempio dato dal comportamento degli adulti, dalle famiglie agli insegnanti, ma anche sull’importanza dei linguaggi utilizzati anche sui social.

 

I comportamenti illegali riguardano sia gli italiani sia gli stranieri. Non ne faccio un tema di provenienza.

La violenza nelle città è sempre più diffusa ed è ora di dire basta. Oggi più che mai servono interventi ed azioni efficaci a tutela del diritto ad una vita tranquilla, al sicuro, in cui deve essere rispettato il sacrosanto diritto di rincasare nella propria abitazione senza rischiare di essere aggrediti, piuttosto che fare una passeggiata con il proprio cane a qualsiasi ora del giorno o della sera. Non solo. Serve tutelare chi svolge un lavoro a stretto contatto con il pubblico, serve un ritorno al concetto semplice di civiltà e rispetto dell’individuo. La violenza, la criminalità non può e non deve assumere la forma di una compagna di viaggio di una società civile.

Il primo strumento a cui oggi verrebbe da pensare contro questi fenomeni sarebbe un serio percorso educativo e formativo, tuttavia, quando la situazione diviene di emergenza e difficilmente gestibile credo serva pragmatismo e la repressione diventa una soluzione necessaria a tutela dei cittadini.

La violenza è reale. Ormai gli episodi si ripetono e questo non deve accadere. Ci sentiamo sicuri tra le vie della nostra città?! La risposta è no. Lo dicono i fatti. Per una volta, lo scrivo da idealista, sarebbe infinitamente efficace che si smettesse di fare politica e qualunquismo alla ricerca di like da social e si pensasse unicamente a come risolvere la grave situazione che si è creta. 

Vero: non ci siamo arrivati dal giorno alla notte ma esiste un presente da affrontare ed in modo veloce. 

Non possiamo non ricordare, però, che gli istituti carcerari sono sovraffollati, mancano poliziotti. Altro fatto: se tagliamo fondi alle Forze dell’Ordine o all’Esercito non possiamo poi criticare se manca organico per intervenire con pattugliamenti. Oppure non possiamo accusare le Forze dell’Ordine di comportamenti scorretti se intervengo in modo deciso, salvo poi lamentarci se non intervengono.  Serve equilibrio, correttezza nelle valutazioni ed attenzione alle parole che si utilizzano. Che sia chiaro: il mio non è un inno alla violenza. 

 

Credo, però, che il tempo che stiamo vivendo nelle città italiane da nord a sud è divenuto un argomento di grave allarme sociale. Gli Operatori di Polizia non sono vittime sacrificali da offrire a chi crede di delinquere impunemente diffondendo terrore.

Il Governo deve garantire la sicurezza dei cittadini e l’incolumità dei Servitori dello Stato attraverso una mirata azione di contrasto volta a non delegittimare l’operato delle Forze di Polizia, servono regole di ingaggio chiare ed occorre garantire la certezza della pena per chiunque si renda responsabile di atti che espongono a grave pericolo l’incolumità dei cittadini e di chi è chiamato a tutelarli. 

 

Le mie parole suoneranno antiche ma resto dell’idea che il rispetto generi rispetto, Nelson Mandela ci ha lasciato un importante insegnamento: “Esseri liberi non significa solo sbarazzarsi delle proprie catene, ma vivere in un modo che rispetta e valorizza la libertà degli altri.” 

 

Beatrice Ponzoni


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commenti


Manuel

1 maggio 2025 16:16

Si stanno svegliando un po’ tutti. Allora tutto il mal non vien per nuocere.
Abbiamo avuto (abbiamo?) il cesio parcheggiato (forse vaporizzato?) a Cremona e quasi nessuno s’e’ disturbato a buttar giù due righe; ora quattro stronzetti vanesi (tra poco le buscheranno pesanti e pagheranno colpe loro e di altri) destano il torpore generale: allora c’è speranza.

Stefano

1 maggio 2025 21:08

Brava. Al caos ci siamo arrivati perché qualcuno non ha visto non solo il caos che arrivava, ma anche quello che produceva.

marco

2 maggio 2025 19:04

Finalmente si parla chiaro.
Ridiamo autorità e dignità a chi opera nella scuola pubblica, unica via per fare ragionare i giovani, sviluppare l'integrazione e dare capacità lavorative ai giovani.
Ridiamo autorità e libertà operativa alle forze dell'ordine, in prima linea per proteggerci e finiamola di demonizzare il loro operato.
Vogliamo utilizzare anche unità specializzate dell'esercito per contenere le manifestazioni dei violenti?
Per quanto riguarda i "maranza" che in Italia sono schegge impazzite di violenza e arroganza, senza paura di nulla e niente una sola soluzione.
La privazione della cose a loro piu' care: il gruppo e la libertà.
Se cominciamo a colpirli durante, senza pietà come loro non dimostrano di non possedere quando commettono violenze di ogni genere otterremo qualche cosa.
Poi la scelta sarà loro.