Lasciarsi abitare da Dio
È molto denso di affermazioni impegnative il testo, ancora una volta tratto dal Vangelo secondo Giovanni, che oggi viene proclamato. Nei pochi versetti che si leggono sentiamo alcune parole di Gesù che riguardano il Padre e lo Spirito Santo, parole che ci dicono quale sia l’azione del Padre e dello Spirito nei confronti dei discepoli a cui Gesù si rivolge, discepoli di un tempo e di oggi, discepoli che sono tutti coloro che con fede e disponibilità si mettono in ascolto del Vangelo.
Verso la conclusione del testo ascoltiamo tre affermazioni di Gesù che mi piace recuperare per la nostra vita, tre espressioni che traducono in altrettanti atteggiamenti concreti la presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, nella vita del discepolo.
A fronte della pace che dà il mondo, Gesù annuncia una pace alternativa, differente. E questo, mi sembra di poter dire, non vale solo per la “pace”, ma per molti aspetti della vita umana. Abitato dalla presenza di Dio, il cristiano è chiamato ad essere coraggiosamente portatore della visione alternativa che Dio gli offre per aiutare tutti a porre uno sguardo altrettanto alternativo sulla realtà. Se tutti parlano di pace, non tutti ne parlano come ne parla Gesù, ma solo della pace del Signore risorto, e non di altre forme, il cristiano è il portatore e l’annunciatore. Quanto Gesù dice in questi versetti ci spinge creativamente a ripensare tutte quelle realtà dell’esperienza umana che molti sbandierano come “valori”: la libertà, la dignità della persona, la verità, i diritti, la felicità, la famiglia, la giustizia, ... Lo stesso discorso lo potremmo estendere anche per ciò che non è solo individuale: il lavoro, lo Stato, la politica, le istituzioni, l’ecologia. Illuminato e ispirato dal Vangelo di Gesù, in ascolto della voce del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, il cristiano è colui che trasfigura grazie alla fede le cose dell’uomo, per aprirle alla misura di Dio, di quel Dio che è amore e nel cui abbraccio tutti sono compresi, nessuno escluso; tutti sono accolti, senza selezioni; tutti trovano posto perché in Lui sono abbattute le categorie di vinti e vincitori, superiori ed inferiori, privilegiati e scartati.
La seconda affermazione che Gesù ci regala riguarda la liberazione dal timore e dalla paura. Se la grande nemica del genere umano è la morte che tutto inghiotte, la sua alleata migliore è la paura che soffoca la libertà e imprigiona l’uomo nel suo peccato e nella sua storia, la paura che rinchiude negli angusti recinti della convenienza e del “giudizio degli altri”. Riempito dalla presenza di Dio l’uomo è liberato dalla paura, non perché assume l’atteggiamento spavaldo di chi si crede padrone del mondo, ma perché può vivere un sereno distacco dalle cose del mondo. Chi è libero dal timore e dalla paura non vive nell’ansia che provoca ciò che lo circonda, ma ha la capacità di dominare la realtà senza lasciarsene soffocare. Molti sono coloro che oggi cercano in pratiche orientali (o semplicemente orientaleggianti) quello che Gesù offre. Ciò che alcune pratiche umane promettono di ottenere, viene elargito e donato in un rapporto libero con Colui che mandato da Dio, ci porta a Dio e offre la presenza di Dio nella nostra vita. Presenza che significa libertà da ogni paura, per sempre.
Infine Gesù ci invita a rallegrarci del suo andare al Padre, a non vivere la sua separazione dalla vita umana come una privazione, ma come un nuovo modo di essere presente per i suoi discepoli, un nuovo modo del suo stare accanto a loro. Si potrebbe dire che il rallegrarsi del cristiano si accompagna con la sua liberazione dal timore e dalla paura. Il cristiano si rallegra perché, ricolmo della presenza di Dio in sé stesso, sa che il Signore morto e risorto, anche se non fisicamente visibile, è presente, gli è accanto e lo accompagna. Libero dalla paura, colui che si fida e si affida alla parola di Gesù riesce ad affrontare la vita con quella gioia che è tipica di molti santi che pur in mezzo alle fatiche non si sono mai sentiti soli. Umanamente penso si possa paragonare questa gioia alla sensazione di chi si è appena innamorato e sa che c’è qualcuno che pur non essendogli accanto, lo sta pensando e gli attribuisce un valore insostituibile. E se la sensazione umana è destinata ad esaurirsi, quel che Gesù dona va ben oltre, perché non si esaurisce ma resta stabile e sicuro, per sempre.
Concludendo questo ascolto del Vangelo, mi sembra che si aprano davanti a noi due possibili strade: quella della misura di noi stessi, per capire quanto abbiamo e quanto ci manca, una via che rischia però di essere sterile perché potrebbe ripiegarci su noi stessi, oppure quella più preziosa e utile dell’invocazione fiduciosa, per lasciarci trasformare e avvicinarci, sempre nei limiti della nostra fragilità, alla misura di Colui che dona la pace, la liberazione dalla paura e la gioia a cui il cuore di ogni uomo sempre aspira.
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