24 aprile 2025

Il 25 aprile è una festa di tutti

Egr. Direttore

Il 25 aprile è una festa nazionale. Una festa, appunto. Delle Istituzioni, tutte, e dei cittadini, tutti. E a 80 anni dalla Loberazione, oggi più di ieri, la politica in orimis dovrebbe fare lo sforzo di superare quella certa narrazione che vuol rappresentare come divisiva questa giornata. Lo stesso richiamo alla "sobrietà" da parte del Governo, con il tentativo di rendere meno importante questa festività, è un danno al Paese e agli italiani. È un danno al lavoro faticoso di memoria che molte realtà compiono ogni giorno. È uno schiaffo alla memoria e al sacrificio di chi è morto per garantirci quella libertà di cui godiamo oggi.
A 80anni dalla Liberazione, il miglior modo per saldare il debito di riconoscenza che ancora dobbiamo a chi ha sacrificato la vita per liberare l'Italia dell'occupazione dal regime nazifascista, è vivere il 25 aprile per ciò che è: una festa di tutti.
Tra 80 anni io non ci sarò. Ma partecipare oggi con questo spirito può consentire che, anche tra 80 anni, il 25 aprile e ciò che rappresenta possa continuare ad essere celebrato nella memoria e con la piena consapevolezza del valore di una resistenza, elemento fondante della nostra Costituzione, della nostra Democrazia e della nostra Repubblica.
Evviva il 25 aprile, sempre.
 
Matteo Piloni
Consigliere regionale 


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commenti


Vacchelli Rosella

25 aprile 2025 11:41

"A 80 anni dalla Liberazione, il miglior modo per saldare il debito di riconoscenza che dobbiamo a chi ha sacrificato la vita per liberare l'Italia dall'occupazione dal regime nazifascista, è vivere il 25 aprile per ciò che è: una festa di tutti".
E' quello che scrive Piloni e sul quale non si può che essere d'accordo. Con una precisazione per nulla accessoria perché il 25 Aprile non è la festa di un giorno: vivere il 25 Aprile come una festa di tutti è il modo giusto per celebrare questa importantissima ricorrenza, ma il debito di riconoscenza verso chi ha dato la vita perché oggi vivessimo in libertà e democrazia si salda soltanto con un agire politico quotidiano improntato ai principi di democrazia.
Tradisce il 25 Aprile e chi è morto per la liberazione del Paese quella politica che sceglie come interlocutori gli stakeholders e i loro interessi e non i cittadini e il loro diritto a non morire di inquinamento e di mancata sanità e assistenza perché chi governa sposa gli interessi dei costruttori e di chi finanzia la predazione dei territori e la loro cementificazione con centri commerciali, aree di stoccaggio, poli logistici o un nuovo ospedale assolutamente non necessario. I 200.000 Cremonesi e Casalaschi non hanno mai chiesto muri nuovi ma un ospedale che funzioni e una medicina territoriale pubblica presente e a misura dei loro bisogni. Si è scelto a muso duro di non ascoltarli e di investire soldi pubblici sempre più preziosi in una colata di cemento che serve è solo a fare gli interessi di coloro cui la politica si inchina.

Manuel

29 aprile 2025 18:50

Non era il momento di criticare aspramente, ma dire che Rosella abbia avuto torto....

Vacchelli Rosella

29 aprile 2025 22:31

Il momento era quello giusto perchè la mia non è una critica aspra ma un contributo a rivedere e a ripensare un modo di fare politica piegato sugli interessi dei pochi a svantaggio del bene delle collettività e soprattutto sordo agli appelli, sordità di cui sono diretta testimone visto che ho bussato per mesi alle porte di partiti e sindacati che si sono chiusi a riccio e di fatto negati al confronto. E penso che celebrare il 25 Aprile sia un rito vuoto se si rinuncia a portare la Resistenza nel quotidiano con l' azione e insieme con la vigilanza e la denuncia per salvare spazi di libertà e diritti.