Strage di Malagnino del 1945, mercoledì 18 giugno la commemorazione nell'anniversario degli 80 anni dalla morte dei 5 giovani dilaniati da un ordigno inesploso con cui stavano giocando
Mario e Tarcisio Taino, di 13 e 15 anni, Emilio e Silvano Guarneri, di 8 e 11 anni e il piccolo Franco Bodini, anche lui solo 8 anni: sono i nomi dei cinque ragazzi rimasti uccisi dall'esplosione di uno 'spezzone', un ordigno bellico inesploso con cui stavano giocando, ignari del pericolo. Era il 18 giugno del 1945, la guerra finita da poco e quella avrebbe potuto essere la prima estate senza il rischio di bombe che piovono dal cielo.
Ma quella bomba era già a terra: non era esplosa ma il suo carico di morte era solo in attesa di una scintilla, un innesco che l'avrebbe fatta detonare con tutta la sua potenza. Sfortunatamente furono dei bambini a trovarla e nella loro mente quel pezzo di metallo era solo un oggetto interessante e nuovo. Ci giocarono: prima dissotterrata, poi tentarono di aprirla in qualche modo e infine l'esplosione. Che in un attimo si portò via le loro giovani vite. Due ragazzini e tre bambini, due coppie di fratelli, tre famiglie dilaniate dal dolore come i corpi dei loro figli (leggi qui la storia completa).
Per questo oggi, ad ottant'anni da quella tragedia, la morte assurda di quei cinque giovani verrà ricordata con un momento di preghiera e di commemorazione sul memoriale che venne posizionato nei campi di San Giacomo Lovara proprio nel luogo dell'esplosione; l'appuntamento è per mercoledì 18 giugno alle 18.00 e saranno presenti le autorità cittadine, davanti alla lapide in marmo bianco che ritrae un angelo con alla base la scritta "I genitori addolorati piangono i cari giovanetti che inconsci del pericolo trovarono la morte nello scoppio di uno spezzone"; accanto una targa in metallo alla base di una croce di ferro, su cui sono riportati i nomi delle giovani vittime. Nel 2021 la lapide è stata fatta restaurare dal Comune dopo che si era deteriorata, per rimanere a memoria eterna di quel dramma e di quelle giovani vite che non furono nemmeno conteggiate tra le vittime di guerra o della resistenza, anche se ad ucciderle fu una bomba lasciata cadere durante il conflitto.
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