Prima cosa, l'approvvigionamento, dal più economico al much expen$ive.
A) Sgraffignarle, prenderle a nolo da una signora tedesca: Frau Dolentemente. Rubàale*.
B) Coglierle dall'albero di casa mettendo in conto la raccolta doppia perché metà ve le papperete cogliendole. Hanno un nome preciso quelli che cogliono.
C) Villanova d'Arda, strada dei ciliegi. Scala, albero, pargoletta mano, cesto, self service. Ocio all'occhio vigile del padrone, ingollarle dè scundiòon**. A seguire, scotto, guiderdone, conto, (sottacendo, àla müta, quelle già al riparo nell'interno).
*Rubàale: prenderle in prestito senza chiedere il permesso ma mantenendo, al contempo, la promessa fatta a se stessi di non restituirle. Fuorviare il confessore del 7° comandamento chiedendogli se il suo è un lavoro fisso o santuario. Crederà al tuo pentimento in percentuale non superiore all'8 per mille.
**Dè scundiòon: senza farsi notare, attenendosi al "Stàa àla gàta" ovvero -e qui il nome di un'altra signora- stavolta italica: Facendola Franca.
D) Supermercato reparto ortofrutta. La certezza di trovarle perfette, grandi, belle, carissime* e che non sanno di un ^&&♤●♡!
E) Mercato. Scegliere quelle biologiche evitando quelle spacciate per tali (che vuol dire quelle imperfette, macchiate e di seconda scelta, messe lì apposta per minchionare gli ortoressici dal cui portafoglio l'ambulante effettuerà una trasfusione senza timore alcuno d'avere crisi di rigetto)
*Carissime. Siamo al much expensive del tito£o,oo. Per spendere meglio, sprecando di più, l'autore suggerisce di acquistarle in inverno, provenienti dal Cile, dove a dicembre è estate (e a settembre si fanno i golpe) pagando nel totale il cherosene dell'aereo, i frigoriferi per il trasporto, la burocrazia doganale, la certificazione salutistica, il ri-ri-ri-ricarico della grande distribuzione, il ri-ri-ricarico dell'importatore, il ri-ricarico del grossista, il ricarico del buyer, e ovviamente l'elemosina al peones produttore strangolato dai ri-ricarichisti, coaudiuvati dai ri-ri-ricarichisti, commoventemente solidali coi ri-ri-ri-ricarichisti.
E ora che abbiamo le ciliegie? Per prima cosa, quelle accoppiate, siamesi, si sfruttano (ovvio che la frutta si sfrutti) in maniera ornamentale: orecchini. Così assunte non aumentano la glicemia (zero calorie, come quelle effigiate da Caravaggio, vedi foto) e fanno pendant coi cotton fiocc.
Poi si pappano per sé sole oppure, a scuola, nel cestino della merenda (nel pleistocene, anzi pleistomerende, epoca premerendineconfezionate) erano artoicamente in compagnia del pane, a tavola dove malignamente si dice che una tira l'altra e la cosa ben si addice ad altro genere di frutta*, nel vin cotto, sotto spirito, sciroppate al sole, nella zuppa del prete, su crostate (fresche o in marmellata) flambé e chi più ne ha più ne tiri un'altra. No dico, e la ciliegia nel boero alias graffione, non è una cosa da kamasutra?
*Altro genere di frutta. Appartenente, la sèréesa, alla famiglia del prunus, debbo proprio specificare a quale altro tipo di frutta mi riferisco?
Gioverebbe certamente allo storico che scrivendo, non celiando, su Federico Gonzaga e parlando dei suoi vigori intersecatori, cita la "licenziosa Brognina" (relata refero) come addetta allo spegnimento dei suoi ardori rinnovabili.
Del resto, il Gonzaga in questione, volle a Palazzo Te, accanto all'effige di un ramarro, questo motto (è in latino, ma non lo ricordo*, quindi lo scrivo in lingua) eternante la sua vocazione ginovoluttuaria "Quel che a lui manca è il mio tormento".
*Non lo ricordo: i sintomi della vecchiaia sono tre: il primo è la perdita della memoria... non ricordo gli altri due.
Disvelo la criptica epigrafe, evitando aliud pro alio, in maniera disambiguante: all'epoca si credeva che il sauro non andasse mai in calore e (lo dico apertis verbis et ore rotundo, questa in latino me la ricordo) che la copula lo sfastidiasse.
Evinco pertanto che se Newton non avesse sofferto di priapismo, non avrebbe avuto bisogno della mela per scoprire la forza di gravità.
Da bimbo mi chiedevo sempre perché tanti cartelli con divieto di pesca e nessuno di ciliegia. Con la ciliegia si fanno ottimi ritirapatenti. Dal vino di visciole, al ratafià (liquore che sanciva i contratti dal notaio: ratafià da ratificare, tòh ciapa!) al maraschino (con le marasche alias amarene) all'agricanto che spiego, episodiandolo, qui sotto...
Treviso. Osteria "Per Bacco" gestita da un alpino talmente votato al Pinot da ritenersi un alpinot. Qui è di casa Michele, in quanto ad alzare il gomito è in gamba (anche se si dovrebbe scrivere in braccio ma poi non si può dire alza il ginocchio) se sta per cadere si aggrappa alla grappa. Da bocia la maestra gli correggeva i compiti con la grappa. Sbagliava apposta. Piovesse vino, l'ombrello girato al contrario è il suo.
La sua specialità è il tiro al bicchiere. Non colpisce un paletto nello slalom della discesa libera della sambuca, specialità che gli permette ("slalomando") di driblare, più che i paletti, le palette della polizia.
Mi chiede una dozzina di volte - lui dice "senza insistere"- se voglio una sambuca, una sambuchina, una sambuchetta, 'n sambuchin; no, ma prenderei volentieri un ultimo sorso di Agricanto (sciropposo liquore gay, per gente col fisico da giocatore di dama, ottenuto da Raboso e amarene e dalla virulenta gradazione oratoriale adatta a novizie, mammolette, lupetti, educande e agli incursori dell'esercito del club di Topolino). Va al banco e torna dopo sette nanosecondi (quasi un cenerentolaminuto) accozzagliando consonanti con vocali rammendate: "Agricanto no ghe xe, ma sambuca quanta ne vuoi".
Nota finale (che non è il la maggiore). Il viagra, pillola blu a forma tromboidale, va per la maggiore o per si bemolle?
P.S.
Giuntami e-mail da chi è stato testimone e ricorda, nonostante i tappi stappati... "Michele e tutti (dal gestore del Per Bacco all'ultimo alpinot) hanno detto che hai centrato perfettamente la fauna locale!"
E' accaduto veramente, anzi vaccaduto: l'ho trovata, "savasansdir", sul Grappa.
Continuo. Del ciliegio (maschio) si sfruttano anche le foglie, facendone un liquore, così come per i picciòli e i nòccioli non ciucciati. Nelle tecniche di sgraffignamento delle ciliegie, dei calèm (i duroni) dei farimbulàan (ciliege quasiprugneselvatiche tuttoattaccato) abitualmente il mariuolo deve andare più in fretta del padrone, per questo si eviti il cogliere la frutta una ad una, preferendola avulsa velocemente e violentemente staccando il ramo e portandoselo seco con scatto da centometrista ciliegico. Ricordi infantili. La distanza minima da tenere dal padrone deve essere maggiore di quella del forcone e anche la velocità è meglio sia superiore a quella del cane del padrone suo sodale.
A me capitò un cane buono come il pane al quale mancava il companatiche. Si servì da solo, intuendo che non ero stato allevato a mangime.
Ex velocista ma mai a tavola
commenti
Donato
2 giugno 2025 06:08
Uno tira l'altro. Gli articoli di Lilluccio sono irresistibili. Come le ciliegie.